Milano – Belgrado
Il giorno delle gran code.
Il viaggio non inizia benissimo. All’altezza di Brescia e’ gia’ chiaro che le nove ore che avevamo preventivato fino a Belgrado sono una pia illusione.
La coda di Brescia e’ solo un anticipo di quella di Latisana, che ritarda il nostro ingresso in Slovenia.
La coda di Latisana e’ a sua volta un anticipo di quella all’uscita di Zagabria, che sono tutte parenti poveri della coda alla frontiera tra Croazia e Serbia. Frontiere tristemente famose. Slavonia, alla nostra destra la Bosnia Erzegovina, davanti la Serbia. Il bello di questi viaggi e’ anche attraversare zone con una storia importante, che molto difficilmente attraverseresti altrimenti. Ma eccoci alla frontiera.
E’ sabato. Giornata da bollino nero. Orde di Turchi in marcia verso casa dalla Germania per le vacanze si concentrano tutti su questa frontiera. Dopo tre o quattro ore di attesa, finalmente Belgrado. A mezzanotte.
Parte la difficile caccia a qualcosa da mangiare. Ovviamente ristoranti a quest’ora nemmeno parlarne. Ci mangiamo un burek fortunatamente trovato per strada e andiamo a prendere una birra. La bella barista Cristina, probabilmente colpita dal nostro fascino, ci versa una pinta intera sui pantaloni (qui capisco quando Mamma ha detto portati qualche paio in più’). Nel mentre scopro, dai tavoli affianco, che il volume della voce dei serbi e’ sintonizzato sulle stesse frequenze di napoletani e romani, decisamente alte, decisamente familiari.
Peccato lasciare gia’ la Serbia, mi sento a casa. Si va in direzione Istanbul (forse). Siamo ancora nella direttrice delle orde turche di ritorno. Tanta pazienza alle frontiere.
Raffaele
THREE STEPPES AHEAD 